Il tema della miseria è centrale nel romanzo di Hugo e il cibo non fa eccezione: ecco la zuppa povera dei miserabili
I miserabili è uno dei romanzi più importanti di Victor Hugo. È stato pubblicato nel 1862 ed è riconosciuto come una delle più grandi opere del XIX secolo; un vero e proprio capolavoro della letteratura francese.
Il romanzo narra le vicende di Jean Valjean, un “miserabile” per l’appunto. Egli è un uomo buono che, mosso dal sentimento di pietà si prende cura della piccola Cosette, figlia della prostituta Fantine. Tra le varie vicissitudini Jean Valjean è perseguitato dal crudele ispettore di polizia Javert, il quale gli dà la caccia per arrestarlo.
Con il termine “miserabili” Hugo si riferisce ai deboli della società, colori quali sono nati in una condizione di povertà che li accompagnerà per tutta la vita.
Il tema della miseria è una costante del romanzo; e anche il cibo non fa eccezione.
Zuppa povera
La ricetta a cui si fa riferimento si trova nella prima parte del romanzo, ma prima di descriverla è bene riassumere la prima parte della storia.
Jean Valjean è un giovane potatore che deve provvedere alla sorella e ai nipoti. Spinto dalla disperazione si vede costretto a rubare un tozzo di pane; per questo furtarello viene condannato a cinque anni di lavori forzati. Durante la detenzione tenta di evadere più volte la sua pena detentiva si allunga di quattordici anni.
Nel 1815, a seguito di un’amnistia, Jean esce di prigione all’età di quarantasei anni. Si ritrova così a vagabondare nel sud-est della Francia, senza trovare un alloggio a causa del suo passato di galeotto.
Giunto nella città di Digne trova accoglienza presso il vescovo della città, Monsignor Myriel.
Dal romanzo:
“«Guardate, signor parroco!» esclamò l’uomo «entrando qui avevo tanto fame; ma siete così buono che adesso non so più quel che ho; mi è passata.»
Il vescovo lo guardò e gli chiese: «Avete sofferto molto?»
«Oh! La casacca rossa, la palla al piede, un tavolaccio per dormire, il caldo, il freddo, il lavoro, la ciurma, le bastonate! La doppia catena per nulla, la segreta per una parola. Anche ammalato a letto, la catena. I cani, i cani sono più fortunati. Diciannove anni, ne ho quasi quarantasei. E adesso il passaporto giallo: ecco!»
«Sì,» rispose il vescovo « Voi uscite da un luogo di dolore. Sentite: vi sarà più gioia in cielo per il volto in lacrime di un peccatore pentito che per la veste bianca di cento giusti. Se uscite da quel luogo di sofferenza con pensieri di odio e di collera contro gli uomini, siete degno di pietà, se ne uscite con pensieri di benevolenza, di dolcezza, in pace, siete migliore di tutti noi.»
Intanto la signora Magloire aveva servito la cena; una zuppa fatta con acqua e olio, pane e sale, un po’ di lardo, un pezzo di montone, dei fichi, un formaggio fresco, e un grosso pane di segale. Aveva aggiunto lei stessa all’abituale pasto del vescovo una bottiglia di vino vecchio di Mauves.
La faccia del vescovo assunse d’un tratto quella espressione di gaiezza propria alle nature ospitali: «A tavola!»disse con vivacità e, com’era sua abitudine quando qualche forestiero desina va con lui, fece sedere l’uomo alla sua destra. La signora Baptistine, perfettamente calma e tranquilla, prese posto alla sua sinistra.
Il vescovo recitò il Benedicte e poi scodellò egli stesso la zuppa secondo il solito. L’uomo incominciò a mangiare avidamente.” Cit. I miserabili – Victor Hugo.
Ricetta
Ingredienti
- 1 litro di acqua
- un filo d’olio
- 600 gr. di pane raffermo
- sale q.b.
- 50 gr. di lardo
- un pezzo di carne di montone
- 4 fichi
- formaggio fresco (tipo Brie)
- pane di segale
- erbette aromatiche (rosmarino, maggiorana)
Preparazione
Ho rielaborato la ricetta e ho preparato una zuppa povera molto simile a un pancotto; quando si dice “se non è zuppa è pan bagnato”. Ecco il procedimento.
Far bollire l’acqua con il sale e la carne (la ricetta originale vuole il montone, ma potete usare altri ovini e se non apprezzate il gusto nulla vieta di usare il manzo… come ho fatto io). Aggiungere il pane, il lardo e le erbe aromatiche.
Quando il tutto sarà cotto impiattare. Aggiungere i fichi tagliati e un filo d’olio. Il formaggio e il pane di segale possono essere messi direttamente nella zuppa, ma io ho preferito servirli a parte.
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