“La grappa era la cenerentola degli spiriti:
è stata la più plebea delle acquaviti
fino a quando non è riuscita a proporsi nella pienezza del suo fascino,
e allora si è rivelata la più aristocratica delle essenze”
Giuseppe Vaccarini, Cesare Pillon
Origini della grappa
Non è facile affermare con precisione quando si iniziò a produrre grappa. La storia ci racconta che questo prodotto straordinario acquistò notorietà quando un medico padovano di nome Michele Savonarola (nato nel 1384 e morto nel 1462 – nonno di Girolamo) pubblicò un suo trattato sull’argomento: “De Conficienda Aqua Vitae”. È quindi probabile che si iniziò a distillare già tra il XIV e il XV secolo. C’è anche chi sostiene che Michele fu il primo a costruire un alambicco per distillare le vinacce.
Parlando di grappa e della sua storia, spesso si fa riferimento al testamento di un certo Enrico di Ser Everardo da Cividale del Friuli, documento nel quale pare avesse lasciato in eredità “unum ferrum ad faccenda acquavitem”, ossia un alambicco per distillare acquavite. In realtà questo aneddoto rimane un mistero non essendo mai stato reso pubblico detto testamento.
La grappa e il Piemonte
Tra le regioni italiane a godere di un’antica tradizione distillatoria vi è senza dubbio il Piemonte.
La presenza di numerosi vigneti ha da sempre contribuito alla produzione di questa bevanda figlia dalle vinacce pregiate.
La tradizione della grappa piemontese ha origini antiche; si pensi che già nel 1739 Carlo Emanuele III fondò l’”Università dei Confettieri e Distillatori di Acquavite”.
La grappa nel passato
In passato la grappa non era una bevanda destinata ai più ricchi. I ceti abbienti prediligevano il vino (o il distillato dello stesso), mentre alla popolazione venivano lasciati gli “scarti”, cioè le bucce, i semi e i raspi dell’uva fermentata. Allora il sapore doveva essere molto diverso rispetto a quello attuale. Probabilmente aveva un gusto pungente, secco, talvolta sgradevole.
Invecchiata e barricata
Per poter definire una grappa “invecchiata” è opportuno scomodare normative di settore, le quali stabiliscono che la grappa debba riposare in botti di legno per almeno un anno intero.
La grappa “barricata” si ottiene invece dall’invecchiamento in “barrique”, cioè piccole botti di rovere dalla capacità compresa tra i 225 e i 228 litri.
Curiosità
Iniziamo col dire che il colore non dipende dal grado di invecchiamento della bevanda. Un colore più scuro indica innanzitutto un sentore di legno più forte rispetto ad un liquido di colore trasparente.
Di fatto il colore dipende quindi dal tipo di legno e dalla grandezza della botte. Ma anche l’età è fondamentale: più la botte è nuova più rilascerà colore e sapore.
Un prodotto tutto italiano: nel 1989, infatti, il regolamento n. 1576 del Consiglio dell’Unione Europea sancì che la denominazione “grappa” potesse essere utilizzata esclusivamente per i distillati di vinaccia prodotti in Italia e nella Repubblica di San Marino. Il Regolamento 110/08 dell’Unione Europea ha definitivamente sancito tutto questo
Proseguiamo dicendo che per ottenere sette litri di grappa è necessario distillare all’incirca cento litri di vinacce.
Chiaramente la vinaccia più essere più o meno spremuta. Nel primo caso il distillato sarà caratterizzato da sapore e profumo più intenso, mentre per ottenere un gusto più morbido la vinaccia dovrà essere spremuta il meno possibile.
Infine parliamo dell’origine del termine “grappa”.
Taluni sostengono che il nome derivi da “graspa”, termine tipico trevigiano. Altri affermano che abbia invece una derivazione latina, ossia “grappolus” che significa grappolo d’uva.
La diatriba è tutt’ora aperta.
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