I termini “marmellata” e “confettura” spesso e volentieri vengono utilizzati in modo improprio. Infatti per consuetudine chiamiamo marmellata un prodotto diverso; tutti siamo abituati a parlare di marmellata di albicocche o di ciliegie, ma, ahinoi, è sbagliato.
É chiaro che nomi diversi stiano ad indicare prodotti ben distinti, ma qual è la differenza sostanziale?
Le differenze
Sveliamo subito l’arcano. La marmellata è un prodotto contenente zucchero e agrumi (solo agrumi!!). Quindi può essere prodotta con arancia, limone, pompelmo, mandarino, cedro e bergamotto, utilizzando succo, polpa, purea, estratti acquosi e scorza. Inoltre, per potersi definire “marmellata” la percentuale di frutta non può scendere al di sotto del 20%.
La confettura invece è un prodotto che contiene lo zucchero e la polpa (o purea) di tutti gli altri tipi di frutta. In questo caso la percentuale di frutta dev’essere almeno il 35% (il limite minimo sale al 45% nel caso della cosiddetta confettura “extra”).
Al fine di dirimere ulteriori dubbi facciamo un appunto aggiuntivo: la composta. Nel caso della composta la percentuale di frutta dev’essere superiore al 66%, cioè ai due terzi del peso totale. Ne consegue una concentrazione inferiore di zucchero aggiunto rispetto a marmellata e confettura. Consigliata per chi è a dieta.
Curiosità
Secondo alcuni il termine “marmellata” deriverebbe dalla parola portoghese “marmelo” ossia “mela cotogna”. In realtà esistono varie leggende sull’origine di questo nome; alcune scomodano addirittura personaggi prestigiosi come Maria de’ Medici. A tal proposito si narra che Maria, regina di Francia, fosse solita portare con sé cuochi fiorentini. Quando la regina fu indebolita dalle fatiche della gravidanza i cuochi le prepararono un ricostituente a base di zucchero e agrumi. Il composto venne riposto in vasetti con la dicitura “pour Marie malade” da cui sarebbe derivato in seguito il termine “marmalade”.
Il termine “confettura” deriverebbe più semplicemente dal latino “confectura“, ossia “preparazione”.